Deus intelligit et non credit
Le Soglie - Thresholds
Il mio nome è R. C.

Il mio nome è R. C.

Di seguito potrete leggere la testimonianza di una mia figlia spirituale “speciale”, come “speciale” e “unico”, in realtà, è sempre stato per me ciascuno di voi…

Prima della sua esperienza troverete, però, la breve corrispondenza mail tra lei e mio nipote Valerio, e anche questa vale la pena leggerla.

Mio nipote Valerio ha pensato di lasciare i testi delle mail e dell’esperienza esattamente come sono stati scritti, l’unico suo intervento è stato anonimizzare i dati personali (nomi con le sole iniziali oppure sostituiti da una serie di “x”), al fine di mantenere la giusta riservatezza.

Vi abbraccio tutti con grande potenza!

P. Emidio Alessandrini ofm

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Corrispondenza mail del 18.5.2021

Carissimo Valerio, finalmente riesco a scriverti. Pensavo di riuscire prima, ma una serie di circostanze mi hanno impedito di farlo. Sono felice di testimoniare la preziosità di Padre Emidio e di quanto il Signore lo abbia reso meraviglioso strumento per la salvezza della mia vita. Per questo ho voluto condividere frammenti di essa con voi suoi familiari, le persone che più lo hanno amato. Alla fine di gennaio, il 28, lo sognai ed il giorno dopo gli mandai un messaggio chiedendogli come stava e gli dissi di averlo sognato… Lui subito mi chiamò e prima di raccontarmi di essere stato male, mi chiese i dettagli del sogno… Il Signore mi ha avvisata attraverso un sogno che qualcosa non andava ed io da allora ho pregato per lui con più insistenza. Tutte le volte che lo sentivo mi diceva di star “meglino”… NON pensavo che il Signore lo avrebbe chiamato a sé così presto, ma sono certa che è una chiamata per continuare a fare il bene con più potenza e forza. Questo mi rincuora e rasserena tanto. Un abbraccio a te e a tutta la tua famiglia.

xxx

Cara R., 

ti ringrazio dal profondo del mio cuore per la testimonianza che mi hai inviato. Zio non me ne aveva mai parlato ed è stato giusto così. Adesso però scopro con gioia questa storia e tutto l’oro che essa contiene. 

Sto preparando una sezione dedicata a zio sul blog che abbiamo creato con lui diversi anni fa (liminamortis.org) e, ovviamente mantenendo il riserbo sui nomi e dati identificativi, volevo chiederti il permesso di poter pubblicare questa tua storia di sofferenza, speranza, gioia e amore nella quale zio ha avuto un ruolo così importante come strumento del Signore.

Ti abbraccio forte,

Valerio

xxx

Credo che sia giusto dare testimonianza e sono felice di condividere la mia storia. Ho tenuto nel mio cuore questo tesoro per molto tempo ed anche quando io ripetevo a Padre Emidio questi eventi lui ascoltava con silenzio e mi invitava a ringraziare Dio. Ho rispettato la sua grande umiltà… Credo sia giunto il tempo di raccontare.

Un grande abbraccio.

Ti ringrazio di cuore, Valerio!

R.

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Testimonianza di R. C.

Il mio nome è R. C., ho 49 anni, sono sposata con F., abbiamo tre figli: M. di xx anni, C. di xx e G. di xx.  Sono pittrice/iconografa e vivo questa “attitudine” come una vocazione, ma è sempre prevalsa in me la prima chiamata di Dio, quella di essere moglie e madre. Per questo dipingo a casa, quando posso, nel silenzio e nella preghiera. Mio marito è infermiere e lavora all’ospedale di xxxxxx in R.S.A. e abitiamo in una piccola frazione di xxxxx, xxxxxxxxxxx.

Quaranta anni fa, all’età di nove anni, verso la fine di agosto, cominciai a non stare bene… Sentivo forti dolori articolari in tutto il corpo, ma soprattutto alle mani e ai piedi. C’erano giorni in cui, oltre ad avere una accentuata anemia, questi dolori erano accompagnati da tumefazioni e febbre, non alta, ma continua.

Abitavo a xxxxxxxxxxxxx, un paesino in provincia di xxxxxxxx. I miei genitori, preoccupati, mi fecero fare subito una serie di analisi. Gli esiti non furono subito chiari. Infatti, la prima volta che le feci, la diagnosi fu solo di anemia e cominciai delle cure di ferro, ma non vi era alcun miglioramento. La seconda volta la diagnosi fu: reumatismi. Cominciai anche questa volta delle cure molto forti, ma le mie condizioni peggioravano. La terza volta – e già eravamo a metà dicembre del 1981 – i risultati furono finalmente chiari: Leucemia Linfoblastica Acuta. Mi ricoverai a xxxxxxxxxx nel reparto di Pediatria del Policlinico di xxxxxxxxxx, arrivai in condizioni gravissime. Era il 16 dicembre. Dieci giorni prima, a mia madre, che frequentava il gruppo di preghiera del R.N.S., venne fatta una preghiera di Effusione dello Spirito Santo e in quel momento, vissuto nella pienezza della gioia, sentì che una croce l’attendeva, una croce pesante e difficile. Fu proprio in questo gruppo, a Santa Maria degli Angeli, che mia madre conobbe i frati e le suore francescane. E tra questi frati c’era un giovane chierico, sempre sorridente, che noi bambini, figli di persone che frequentavano il gruppo, amavamo tanto: fra Emidio.

Ricordo che un anno prima, il 23 novembre, ci ritrovammo noi tutti del R.N.S. in udienza dal Papa, Giovanni Paolo ll, e vennero anche i frati, tra cui fra Emidio. Loro giocarono tanto con noi! Fu una giornata bellissima! Solo la notizia, ricevuta la sera durante il ritorno a casa, del terremoto in Irpinia, spense la nostra gioia.

Da settembre a dicembre già tante persone formarono intorno a me un girotondo d’amore ma, dal momento della scoperta della mia malattia e del mio ricovero, tutte le preghiere e le suppliche si intensificarono. Tutti cominciarono a lottare per me – parenti, conoscenti, parrocchiani, amici, tutta la fraternità del R.N.S. -, ma pregarono per me anche persone che non mi conoscevano. Tutti con braccia tese per domandare a Dio un miracolo! Tanti non solo con la preghiera ci aiutarono ma anche con un sostegno economico e morale, facendosi presenti e vicini a mio padre, che restò a casa solo con i miei tre fratelli. La carità e l’amore prevalsero!                     

Rimasi in ospedale quattro mesi e mezzo. Questi furono per me giorni di sofferenza, ma soprattutto di speranza, perché sapevo di non essere sola e che Gesù soprattutto era con me.  Trascorrevo le mie giornate a pregare il rosario con mia madre, a disegnare, a leggere, a guardare i cartoni animati e a credere che il Signore mi avrebbe aiutata. Lo sentivo vicino, soprattutto da quando una signora mi disse di offrire le sofferenze per la salvezza di tanti altri bambini. Era diventata per me una missione. Avevo tanta voglia di volare e capivo che in quel momento mi sentivo priva di un’ala, ma sentivo intorno a me molti disposti a donarmene una di riserva. Ci furono giorni belli di gioia, poiché mi sentivo tanto amata, ma anche brutti, di paura. Infatti, dopo tre mesi dal mio ricovero fui colpita da bronco polmonite con febbre a 40 e in più una setticemia invase il mio piccolo corpo. Tutti ebbero paura di perdermi. Le speranze andavano affievolendosi ed anche i medici non sapevano più come intervenire; dissero che tutto quello che avrebbero potuto fare, era stato fatto. Non mangiavo più da giorni ed ero veramente nelle mani di Dio. Infatti, all’improvviso nel mio reparto arrivò qualcuno che Lui aveva mandato… Arrivò una persona speciale per noi, che era stata chiamata da Dio a venire da me. Gli infermieri e i medici non volevano farlo entrare, ma mia madre insistette tantissimo. Allora acconsentirono, a patto che lei uscisse dalla mia camera. Lui, frate Emidio, venuto da Santa Maria degli Angeli in autostop, si mise la mascherina, varcò la porta della mia camera e venne vicino al mio letto. 

Mise le sue mani sul mio capo e cominciò a pregare incessantemente lo Spirito Santo e la Madonna di Lourdes; poco dopo, prese le mie mani fra le sue e, con tanta fede, chiese alla Madonna di guarirmi. Lui sentì nel suo cuore questa chiamata e con tutta la sua fede si aggrappò al lembo del mantello di Gesù, chiedendogli la mia guarigione. Frate Emidio stette nella mia camera un bel po’, pregò a lungo, senza stancarsi mai.  Qualche ora dopo che lui lasciò la mia camera, io sentii qualcosa in me che si era risvegliato, sentii forza nelle mie ossa e la febbre che, da giorni era altissima, cominciò a scendere e, con grande stupore dei medici, che non credevano più in una mia ripresa, mi sedetti sul letto, chiedendo di voler mangiare qualcosa, anzi chiesi di voler mangiare il mio piatto preferito: i tortellini in brodo.

Guarii da questa grave infezione grazie all’intervento di Dio che si è manifestato attraverso Padre Emidio, che, con grande umiltà, si fece Suo strumento. Questa infezione e la grave broncopolmonite avevano compromesso tutta la mia vita già in lotta per una malattia ancora più grave; la mia vita è stata salvata dalla preghiera. Lentamente mi ripresi e continuai a fare comunque un percorso di terapie, chemio e radio che durò quattro anni. Non ebbi bisogno di fare il trapianto del midollo, come avevano prospettato i medici. Da allora sono stata sempre bene e le cure non hanno influito neanche sulla mia possibilità di generare la vita. Il Signore mi ha dato la grazia di avere 3 figli meravigliosi, purtroppo 4 sono volati in Cielo prima di nascere, un disegno che abbiamo accettato rimettendoci alla Sua volontà.  

Da quel giorno non vidi più Padre Emidio. Io uscii dall’ospedale e continuai le cure, andando in ospedale ogni settimana, per due giorni. Non lo incontrammo più. Ed anche quelle volte che ritornammo nel gruppo di preghiera, non lo trovammo. Ci dissero che era andato a Roma e poi non avemmo più notizie. I miei, andando avanti, si chiusero in se stessi, un po’ perché il dolore era ancora troppo vicino e, essendo stati testimoni di recidive in altri bambini, con esiti negativi, avevano ancora molti timori. Io crescendo, dopo aver frequentato l’Istituto d’Arte a xxxxxxxxxx, cominciai con più intensità a chiedere al Signore quale fosse il suo disegno su di me. Ero guarita, perché? Mi aveva salvata, perché? Tante domande, le cui risposte risuonavano e cercavano certezze dentro di me. Lui mi amava immensamente, Lui desiderava la mia gioia, la mia pace, la mia testimonianza; sentivo che il Signore mi chiamava a seguirlo in una vita consacrata interamente a Lui e per questo, dopo il diploma, andai a Roma, a fare una esperienza di un mese, in un Istituto di Suore Missionarie. Questo mese fu molto intenso e bello, ma ritornai a casa con le mie incertezze e capii che qualcuno doveva aiutarmi a capire. Venni a sapere che a Santa Maria degli Angeli si tenevano dei Corsi Vocazionali organizzati dai frati minori e allora mi iscrissi. Il più imminente era a dicembre. Era il 1991. Con mia grande sorpresa, meraviglia e gratitudine, scoprii che uno dei frati che guidavano il corso era Padre Emidio Alessandrini. Non ci credevo! È proprio vero che il Signore appiana ogni valle! Era arrivato il momento di rincontrare quel frate che il Signore aveva messo sul mio cammino in modo del tutto speciale e straordinario. Che gioia!!! Durante i giorni del Corso Vocazionale, ogni volta che lo vedevo e ascoltavo le sue catechesi, il mio cuore si riempiva di gratitudine e di emozione. Così arrivò il momento dei colloqui ed io non esitai un attimo a segnarmi. Pensavo: “Che cosa gli dico, come glielo dico? Signore aiutami”. Attesi con ansia il mio turno, entrai nella stanza del colloquio tremante. Lui mi accolse con gioia e con il suo bel sorriso, che ricordavo con affetto ed era impresso nel mio cuore da tempo. Mi sedetti ed ero molto emozionata. Gli dissi il mio nome e lentamente, facendomi coraggio, gli dissi chi ero. La sua meraviglia e il suo stupore furono tali che sciolsero il suo cuore in lacrime. Non credeva ai suoi occhi ed io, bloccata per tanta gioia, non feci altro che seguirlo nel pianto. Si alzò dalla sedia, mi venne incontro, mi abbracciò e insieme piangemmo di gioia, perché il Signore aveva compiuto grandi cose, aveva compiuto meraviglie. In quel momento mi sono sentita come il Figliol Prodigo nelle braccia del Padre Misericordioso… Quel giorno non fui io a sceglierlo come padre, ma fu lui a scegliermi come figlia e mi disse: “Ora hai due papà in terra e uno in Cielo che ti ama immensamente”. Da allora Padre Emidio è diventato il mio padre spirituale. Il Signore mi ha fatto dono di una grazia grandissima, perché qualcuno ha “lottato” per me, perché Padre Emidio ha “lottato” per me.

Papa Francesco, mercoledì 12 maggio, ha raccontato durante l’udienza di aver assistito ad un miracolo e ha raccontato di una bimba di 9 anni che, grazie alle preghiere combattive del padre, è guarita miracolosamente da una infezione. Lui ha continuato, dicendo che la preghiera va proprio al centro della tenerezza di Dio e che essa è un combattimento. Io posso testimoniare che tutto ciò è verità. Il Signore compie ogni giorno miracoli nella nostra vita, perché la vita stessa è un miracolo e il suo cuore tenero la riempie di grazie. Ma, a volte, Lui ci chiama a combattere per la salvezza di qualcuno che Lui pone sul nostro cammino, con digiuni e preghiere. Padre Emidio per me è stato un grandissimo esempio, perché lui ha combattuto incessantemente per la salvezza della mia vita; ha bussato al cuore di Dio e della Vergine Maria con insistenza e tanto amore. Io, da allora, sento su di me il peso della croce dell’altro, sento il suo dolore, le sue lacrime… La malattia me lo ha insegnato, ma soprattutto lui con la sua vita e la sua testimonianza; lui che ha donato ogni giorno della sua vita, il tempo per caricarsi delle croci degli altri! Ne sentiva il dolore, un dolore che ha sofferto e offerto a Dio per essere guarito e sanato. Padre Emidio mi è stato sempre vicino e mi ha dato coraggio nelle sofferenze e nei lutti della mia vita, soprattutto quando, nel 1993, si ammalò mio padre di cancro ai polmoni. Lui venne con me dal medico che, per una serie di infelici circostanze, non informò né mio padre né noi suoi familiari della malattia. Lui venne con me e il medico ci disse che per mio padre non c’erano speranze.  Da quel momento cominciammo a pregare tantissimo e mio padre partì da questo mondo non dopo 4 mesi, come pensava il medico, ma dopo 2 anni. Questi furono per mio padre anni vissuti nella vicinanza a Dio, nel silenzio della preghiera, che non ha lasciato spazio alla disperazione, ma alla speranza. Mio padre morì il 22 maggio, giorno di Santa Rita, alla quale tanto ci affidammo. Morì la notte, l’unica notte in cui preferì restare alzato a dormire sulla sedia, per evitare i forti dolori che ogni mattina aveva, quando doveva mettersi in piedi, poiché le metastasi avevano invaso la colonna vertebrale. Se ne andò sereno e con il cuore vicino a Dio.

Ringrazio tantissimo Padre Emidio, Angelo di Dio, per tutto! Per aver letto sempre il mio cuore con tenerezza e avermi aiutata a capire che il Signore mi chiamava a consacrarmi nel Matrimonio con F.. Lui ha creduto tanto in questo amore e, pur sapendo che non possedevamo nulla, neanche un lavoro, ci ha suggerito di sposarci. Ci diceva di buttarci tra le braccia di Dio con fiducia e abbandono totale, di avere fede perché Lui avrebbe provveduto in ogni circostanza. Ci siamo sposati e, anche se non fu lui a celebrare il nostro matrimonio, Padre Emidio era presente, perché ormai era la mia storia, la nostra storia. Lui ci ha infuso la sua fede! Il Signore ha guarito, il Signore ha salvato, ha provveduto, perché lui per primo ha creduto in questo, perché il suo cuore ha tanto amato. E sono certa che questo suo grande amore per il Signore Gesù ha salvato e guarito tante vite, e che Lui è presente e continuerà a vivere in tante vite, in tante storie.

Grazie, carissimo Padre. Continua da lassù a vegliare su di noi e, ora che tu dimori nelle braccia di Dio, fai sentire anche a noi la bellezza del Suo Splendore. Donaci di gustare il Cielo già da ora e aiutaci a collocare i nostri occhi e la nostra anima sempre nello specchio dell’eternità, per trasformarci ogni giorno nell’immagine Sua. Ti voglio bene, Padre Emidio. Continua dal Cielo a pregare, a lottare per tutti noi, per la nostra salvezza.

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