Deus intelligit et non credit
I cani: possibili strumenti dell’ ‘insolito’!
I cani: possibili strumenti dell’ ‘insolito’!

I cani: possibili strumenti dell’ ‘insolito’!

Come abbiamo avuto già modo di menzionare nella sezione Confini > Discendenti di Anubi (https://www.liminamortis.org/confini/discendenti-di-anubi/) a proposito del caso raccontato dal Sig. Mario Ritaldi di Roma, nell’aneddotica della vita dei Santi e dei fenomeni miracolosi talvolta ritroviamo i cani: in alcuni casi presenze positive che intervengono per soccorrere, in altre occasioni manifestazioni sicuramente negative che vengono a minacciare.

Vediamone quattro esempi, decisamente interessanti.

Don Bosco ed il Grigio

Santo piemontese del XIX secolo, fondatore della congregazione dei Salesiani, don Bosco trovò un fedele compagno in un grosso cane grigio, èl Gris’ in piemontese, da molti descritto come un pastore tedesco dall’aspetto che incuteva timore e che faceva pensare piuttosto ad un lupo, con il muso allungato, le orecchie dritte, il mantello grigio, l’altezza pari a circa un metro. Questo cane Don Bosco e il Grigiomisterioso diventò protagonista di racconti fantasiosi e lo stesso don Bosco, allo scopo di sgombrare il campo da esagerazioni, preferì raccontare direttamente lui le vicende che lo riguardavano alla fine delle sue “Memorie dell’Oratorio” (in realtà, recenti studi confermano che, prima del Grigio, don Bosco fu aiutato, anche se per un breve periodo, da un altro cane, di fattezze simili a quelle del Grigio, chiamato dai ragazzi dell’oratorio “il Polacco”).

Il primo incontro risale ad una sera particolarmente buia quando, tutto solo, don Bosco doveva attraversare un’area abbandonata. Vide un grosso cane ma, dato che il cane non gli mostrava ostilità, don Bosco gli si avvicinò ed iniziò ad accarezzarlo. Il cane gli fece le feste e poi lo accompagnò, quindi scomparve. Questo fatto si ripeté più volte.

Verso la fine del 1854, in una notte nebbiosa, lungo la strada che stava percorrendo, don Bosco si rese conto della presenza minacciosa di due uomini che lo precedevano, ma era oramai troppo tardi per cambiare percorso. I due lo aggredirono, avvolgendolo con un mantello per bloccarlo. A quel punto comparve il Grigio. Il cane abbaiò fragorosamente, fece perdere l’equilibrio ad uno degli uomini spingendolo con le zampe e saltò alla gola dell’altro. Gli aggressori, terrorizzati, pregarono don Bosco di trattenere il cane. Don Bosco richiamò l’animale, che continuava ad abbaiare, e corse via.

Una sera, Margherita, la mamma di don Bosco, cercava di dissuadere il figlio dall’idea di uscire, ma don Bosco era deciso ad andare, facendosi accompagnare, però, da alcuni ragazzi grandi e coraggiosi. Il Grigio stava sdraiato davanti alla porta e non sembrava intenzionato a spostarsi. Don Bosco gli ordinò di alzarsi e di accompagnarlo ma il cane, invece di obbedirgli, si mise ad abbaiare e rifiutò di spostarsi. Don Bosco tentò due volte di scavalcarlo, ma il Grigio gli impedì di passare. Alla fine, don Bosco fu costretto a desistere dal proprio intento di uscire. In seguito, si venne a sapere che quella sera don Bosco era atteso da alcuni uomini che, una volta uscito, l’avrebbero aggredito con lo scopo di ucciderlo.

Don Bosco scrisse di aver visto il Grigio per l’ultima volta nel 1866 quando, recatosi ad una fattoria di cui voleva salutare il fattore, il Grigio venne chiuso in una stanza, per evitare che i cani da guardia della fattoria lo attaccassero. Quando qualcuno, poi, andò a portargli da mangiare, il cane era misteriosamente scomparso. Nessuno lo vide più.

Fu chiesto più volte a don Bosco un parere sulla natura di quell’animale sorprendente ed egli ammise che si trattava di una creatura degna di nota nella sua vita. Sebbene affermare che fosse un angelo avrebbe certamente fatto sorridere, nondimeno doveva ammettere che non si trattasse di un cane comune. Don Bosco rifletté spesso sull’origine di quel cane e riconobbe che per lui fu un vero dono della Provvidenza.

Padre Pio ed il cane mostruoso

Padre Pio, al secolo Francesco Forgione, nato in Campania, membro dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, è un Santo del secolo scorso, la cui vita è costellata di numerosi eventi “insoliti”.

Padre Pio nel 1906 si trovava nel convento di Sant’Elia a Pianisi (in Campania). Durante una notte Padre Piod’estate, in cui non riusciva ad addormentarsi per il gran caldo, Padre Pio sentì, proveniente dalla stanza accanto alla sua, il rumore dei passi di qualcuno che andava avanti e indietro.

Padre Pio, pensando che si trattasse di Padre Anastasio che, come lui, non riuscisse a dormire, pensò di chiamarlo per parlare un po’ e far passare così il tempo. Si avvicinò alla finestra e lo chiamò, ma la voce gli si strozzò in gola quando vide apparire, sul davanzale dell’altra finestra, un cane dal muso mostruoso. Dopo un po’ di tempo, ancora terrorizzato, vide entrare dalla porta un grosso cane, dalla cui bocca usciva fumo in gran quantità. Padre Pio cadde riverso sul letto e sentì l’animale parlare in dialetto: “è iss, è isso” (è lui, è lui). Poi quel brutto cane, con un gran salto, arrivò sul davanzale della finestra e da lì saltò sul tetto della casa di fronte, e poi sparì.

Padre Pio considerò questo come il primo incontro che ebbe con il Diavolo, infatti molti altri, nel corso della sua vita, ne seguirono.

Madonna del Divino Amore ed il “branco di cani rabbiosi”

Il santuario del Divino Amore, sulla via Ardeatina, nella zona di Castel di Leva (Roma), è oggetto di grande devozione popolare da quando un viandante si ritenne salvato grazie all’immagine della Madonna col Bambino affrescata sul muro dell’antica torre.

Si racconta che, nella primavera del 1740, un pellegrino, diretto alla basilica di San Pietro, si sia Il Divino Amore - Il pellegrino e i canismarrito nella campagna nei pressi di Castel di Leva, a circa 12 km a sud di Roma. Scorti alcuni casali ed un castello diroccato in cima ad una collina, il viandante vi si diresse, sperando di trovare qualcuno che gli potesse dare informazioni per ritrovare la strada. Venne però assalito da un branco di cani rabbiosi che lo circondarono. Il pellegrino, alzando lo sguardo, si accorse che sulla torre del castello c’era un’icona che raffigura la Vergine con il Bambino, sovrastata dalla colomba dello Spirito Santo. Invocata perciò la Madonna che lo salvasse da quel pericolo, i cani, che gli erano oramai addosso, di colpo si fermarono e si dileguarono. I pastori che erano nella zona, richiamati dalle urla del viandante, accorsero sul posto e, ascoltato il suo racconto, gli diedero le necessarie indicazioni per arrivare a Roma.

Il nome del pellegrino è ignoto ma la notizia dell’accaduto si diffuse ben presto in città, tanto che l’icona della Madonna a Castel di Leva divenne ben presto meta di pellegrinaggi, che continuano ancora oggi.

San Rocco ed il suo cane

San Rocco, di origini francesi, visse nel XIV secolo e, secondo la tradizione, una volta morti i San Rocco e il canegenitori e donate ai poveri tutte le sue ricchezze, lasciò la Francia e si mise in cammino verso l’Italia. Scelse l’Italia perché, percorrendo la via Francigena (via usata dai pellegrini), voleva assistere i pellegrini ammalati.

A Piacenza però, mentre assisteva gli ammalati di peste dell’Ospedale di Santa Maria di Betlemme, si ammalò egli stesso. Cacciato dall’ospedale, San Rocco arrivò a Sarmato, a 17 km dalla città, dove riuscì a ripararsi in una grotta aspettando la morte.

Fu un cane che lo salvò. L’animale infatti, accortosi della sua presenza e della sua sofferenza, gli portò ogni giorno un pezzo di pane, fino alla sua guarigione. San Rocco, una volta guarito, non tornò in Francia ma riprese la sua attività a favore degli appestati, per la quale ancora oggi è ricordato, ed il cane rimase con lui.

E.A. – V.G.

 

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4 commenti

    1. Admin

      Grazie per il tuo commento. Siamo contenti che ti sia piaciuto l’articolo. Sicuramente le vite dei Santi contengono diversi aspetti più o meno noti che, però, vale certamente la pena di menzionare… Ciao.

  1. Tiziana

    Molto interessante…Il mio padre spirituale Emidio amava anche gli animali e sono contenta di questo articolo. Sono convinta che i cani sono un possibile strumento dell’insolito…Lui ha conosciuto i miei due cani e sa che sono stati uno strumento di salvezza per me. Grazie per questo articolo.

    1. Admin

      Cara Tiziana,
      Padre Emidio ed io abbiamo parlato di questo argomento diverse volte, ne era davvero affascinato ed incuriosito. In particolare, Padre Emidio amava molto la storia del “Grigio”, il cane lupo entrato misteriosamente nella vita di S. Giovanni Bosco e altrettanto misteriosamente uscitone. Se non l’hai già fatto, ti invito a leggere il nostro ulteriore post sul tema al seguente link: https://www.liminamortis.org/i-cani-possibili-strumenti-insolito-parte-terza/
      Un caro saluto,
      Valerio

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